Nuvole di Favole

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7.03.2006

6- ...IL SOGNO DI UNA FARFALLA



La legge dei bruchi spiega che tutti i bruchi sono uguali, ma Cara, vedeva così tante differenze… Ognuno con i suoi colori, le sue forme, in realtà in tutto il pianeta dei bruchi non esisteva un bruco uguale a un altro. Anche se due bruchi potevano sembravare uguali, quando Cara si concentrava riusciva a trovare le differenze anche tra due gemelli, perché alla fine delle differenze c‘erano sempre. E allora perché volevano che si vestissero tutti uguali, che si lisciassero il pelo tutti nello stesso verso, che mangiassero tutti le stesse cose?
Cara diceva tutto questo alla maestra, la quale rassegnata la lasciava parlare senza darle importanza.
Uffa! Nessuno le dava mai ascolto… o parlava di quello di cui parlano di solito i bruchi o niente, anche gli argomenti dovevano essere tutti uguali, certo nessuna legge lo specificava, ma era così, visto che nessuno voleva mai parlare di qualcosa di diverso dal nuovo colore di bruco che andava di moda quell‘anno.

Che noia… per ammazzare il tempo Cara leggeva storie sulle farfalle. Ah! Le storie sulle farfalle erano le sue preferite, gli altri bruchi la prendevano in giro: „Cara vuole diventare una Farfalla! Cara dove hai lasciato le ali stamattina?“
Ma Cara non gli dava importanza, loro certe cose non le capivano, a loro non interessa altro che essere il bruco più colorato, avere una foglia tutta loro da brucare o avere un bruco con cui brucare.
Cara invece sognava di volare, sognava macchie di colori invece che ordinate righe colorate, in fondo si sentiva anche un po‘ superiore agli altri, le cose che immaginava lei in pochi minuti, erano molto più divertenti di tutto quello che facevano di interessante gli altri bruchi per intere settimane.
Una volta in un libro Cara trovò una vecchia leggenda che diceva che un tempo tutti i bruchi diventavano farfalle, oh non sarebbe meraviglioso se fosse vero?
Perfino la mamma e il papà quando Cara parlava di diventare una farfalla e delle antiche leggende non facevano che ridere. Non lo facevano con cattiveria, solo che per loro parlare di farfalle era davvero inconcepibile. La mamma alle volte si preoccupava, perché sua figlia non voleva essere un bruco come tutti quanti? Perché sua figlia era sempre insoddisfatta?
Alle volte Cara piangeva, quando pensava al fatto che non avrebbe mai volato, mai avuto le ali, si chiudeva nella sua tana col suo barattolo di foglie essiccate e si abbuffava, e allora un po‘ di buonumore ritornava. Chiudeva gli occhi e iniziava a immaginare di muoversi come una farfalla, ma non era affatto facile strisciare per terra con le movenze di una farfalla. Rotolava, si dimenava ma era tutto inutile.
Qualche volta Cara tentava di uscire con gli altri bruchi, voleva integrarsi, non parlare più di farfalle e vedere che effetto faceva. Ma si sentiva solo una farfalla senza ali che parlava con dei bruchi che non avevano nemmeno idea di cosa sia il volo.
Niente, non c’era niente da fare, poteva solo essere un bruco, e continuare a brucare con tutti gli altri per tutta la vita. Solo che l’idea di brucare e basta era senza senso per lei, così piangeva e mangiava foglie essiccate quando nessuno la vedeva. Sigh! Alle volte era veramente troppo triste.
Un giorno decise che triste per triste, conveniva rinunciare alla sua foglia sicura e alla pappa preparata dalla mamma. Tanto tutto questo non la rendeva comunque felice. Litigò tanto con i suoi genitori, ma alla fine ottenne il permesso di fare un viaggio. Cara voleva vedere il pianeta dei bruchi con i suoi occhi, chissà se da qualche parte c’era davvero un bruco uguale a lei, chissà se da qualche parte i bruchi erano davvero tutti uguali.
Partì col suo piccolo bagaglio e i risparmi di quello che non aveva speso dalla sua paghetta e andò un po’ in giro.
Non tutte le foglie erano comode come quella dei suoi genitori, e elle volte la famiglia le mancava, però imparò tante cose, le regole non erano uguali in tutti i paesi dei bruchi. E andando in giro, alle volte incontrava bruchi che avevano viaggiato più di lei, bruchi che si interessavano di tante cose, e qualcuno sognava anche di volare. In alcuni paesi esistevano musei del volo, e un anziano bruco incontrato una volta su uno stagno, raccontava di aver visto in gioventù un gruppo di farfalle volare tutte insieme, ed ognuna aveva le ali di colore diverso. Cara rimaneva ad ascoltare il vecchio bruco per ore intere, lei non aveva mai nemmeno pensato che le farfalle potessero avere le ali di colori tutti diverse tra loro. Ah… era tutto così affascinante!
Piano piano Cara iniziò a chiedersi come facevano i bruchi delle leggende a diventare farfalle. E raccogliendo informazioni qua e là iniziò a farsene un’idea. Chi diceva che un bruco dovesse morire per diventare farfalla, chi diceva che dovesse dormire e chi concentrarsi … Chissà se un bruco sa quando diventa farfalla o lo diventa per caso? Il vecchio bruco diceva che si diventa farfalle solo quando uno sa così tante cose del volo da imparare a volare anche senza avere le ali. E questa soluzione sembrò a Cara la più convincente, inizio quindi a studiare, a raccogliere materiale, e ben presto il volo non fu più solo una fantasia ma qualcosa che sembrava sempre più concreto. Ora quando imitava il movimento di una farfalla, forse non riusciva comunque a farlo, ma almeno nella sua testa conosceva le più piccole sfumature dei movimenti che c’erano da fare.
Lei ce la metteva tutta per imparare tutto sul volo, e alle volte era veramente estenuante, era difficile trovare nuove informazioni, e soprattutto difficile trovare da mangiare, i soldi della paghetta ormai erano finiti, Cara cercava di non spendere niente, ma era un’impresa quasi impossibile.
Una sera mentre immaginava di volare Cara si addormentò per terra al freddo, senza una coperta, ma nemmeno se ne accorse, era troppo presa a volare, quel sogno durò molto a lungo, e il freddo le indurì le membra. I vecchi amici che la trovarono in quella situazione ebbero paura, tentarono di svegliarla, di sbloccarla, e temettero per la sua vita. Intorno a lei si era creato un bozzolo e tutti credettero fosse morta.
Invece Cara si risvegliò, ruppe il suo bozzolo e ne uscì fuori più bella di prima.
Era così felice, adesso aveva un paio di ali coloratissime. Andò a cercare tutti i suoi amici per salutarli, e raccontargli tutto, ma gli altri non la vedevano. Lei urlava, li chiamava, bussava alla loro porta, ma nessuno la sentiva, solo il vecchio bruco disse che gli sembrava di aver visto qualcosa volare via da casa sua, ma nessuno gli credette mai.
Cara era felice ma al tempo stesso disperata, era come se lei non esistesse più. Ora poteva volare certo, ma sarebbe rimasta sola per sempre?
Volò via disperata e sola, ormai si era rassegnata, quando improvvisamente alcune farfalle le vennero incontro. No che non era sola, quello era il mondo delle farfalle, purtroppo però i bruchi non riuscivano a vederlo.
Ma chi erano tutte quelle farfalle?
Erano sempre state così o come lei un tempo erano state bruchi?
La portarono dalla farfalla anziana, la vecchia Lepidottera, e a lei Cara rivolse tutte le sue domande.
Lepidottera le accarezzò la testa e con dolcezza rispose che sempre meno farfalle venivano dal mondo dei bruchi, perché i bruchi stavano dimenticando col tempo che cos’era il volo.
Che ogni bruco ha sempre avuto la possibilità di diventare farfalla, ma spesso si accontentano di brucare la loro foglia e non vogliono altro…

2 Comments:

At 3/25/2009 3:51 AM, Anonymous Anonimo said...

bellissima ed educaiva oggi più che mai. L'avrei solo fatta più breve. Complimenti, la racconterò al mio avido nipotino.Grazie

 
At 6/17/2013 12:59 PM, Anonymous Anonimo said...

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